8 dic 2011


A PEZZI – ATELIER META-TEATRO

articolo di Laura Sales (http://www.saltinaria.it )

Dal 18 al 21 maggio. Il corpo umano, con ognuna della sue parti, utilizzando il suo specifico linguaggio, quello dei movimenti, entra in contatto con il linguaggio dei video. Partendo dai piedi e giungendo alla testa il corpo fa il suo viaggio; un viaggio attraverso le parti di sé. Un viaggio quasi guidato ed imposto dai video, dalle immagini e dalla voce off.


Due linguaggi a confronto, due linguaggi che si integrano e si sfidano in questa performance che si presenta come un manuale di anatomia distorta, macabro e allo stesso tempo realista oltre il reale. Quel reale che si incontra quando si scava oltre la superficie e il cui nodo centrale è la frammentazione.
A pezzi, composti da pezzi. A pezzi perché esausti; a pezzi perché impossibile una forma di comunicazione vera tra mente e corpo; a pezzi poiché separati dalla nascita, incapaci di entrare in contatto con la totalità di noi stessi; a pezzi perché sconnessi, disintegrati dal sociale; a pezzi perché limitati; a pezzi perché settoriali, specifici; a pezzi perché superficiali; a pezzi perché come la bambola prima o poi facciamo cadere la testa e ci rompiamo; a pezzi perché i nostri occhi non si apriranno più bene e a fatica si chiuderanno; a pezzi perché ci sentiamo tirare in varie direzioni e ogni parte di noi tende verso una sola. A pezzi o senza più pezzi; perché noi, i pezzi di ricambio non li abbiamo.
La scena fatta di elementi essenziali, poche luci, mattoni, parti di bambole è il mondo in cui si muove con grazia, leggerezza e tecnica Elisa Turco Liveri.
Un corpo, quello dell’artista meravigliosamente armonioso, presente, fluido e allo stesso tempo rigido da occupare da sola tutta la scena, ogni angolo del palcoscenico.
Un corpo da cui non si staccano mai gli occhi dello spettatore e lo si vede dialogare con i video, eseguire comandi, giocare, lasciarsi stupire; un corpo che nonostante la rigidità lo si vede anche soffrire, morire ma, soprattutto, farsi a pezzi.
Un corpo, un movimento, una danza generosa, quasi incorporea nel suo essere totalmente corpo da cui si distacca momento dopo momento la mente, il pensiero e si fa spazio una linea di demarcazione che non si può incollare. La testa, lei si distacca per prima dal corpo eppure è l’ultima a lasciarsi andare in quella danza vorticosa che la porterebbe a volare via, ad occupare un altro spazio come nel bellissimo pezzo di danza vorticosa con le teste appese.
Una performance di breve durata dove ogni elemento occupa lo spazio giusto e concorre alla riuscita di un grande lavoro artistico dove i video, le luci, il corpo, gli elementi scenici sono pezzi di un unico insieme.
Un insieme riuscito, creativo e di alto livello artistico.



Articolo di: Laura Sales, 22 maggio 2011